
Nella mitologia greca si narra che in un giardino paradisiaco, situato in un'isola posta verso est, tre fanciulle, Egle, Esperunda e Aretusa, chiamate esperidi, figlie di Atlante e della Notte, custodivano un albero che produceva dei frutti meravigliosi: le arance. L’albero era stato piantato in quel giardino dalla dea Terra che lo aveva dato come dono di nozze a Zeus ed Era. Da ciò trae origine il significato augurale che si suole attribuire ai fiori d’arancio (zagare), allorché usati per il bouquet delle spose.
Il bellissimo arancio amaro può essere consumato fresco o in spremuta come componente di bitter, aranciate amare o liquori dolci, come il curacao. I fiori, profumatissimi, si usano per preparare l’essenza di neroli. Foglie e rametti danno invece l’essenza di petitgrain.
Kumquat (Fortunella margarita)
Pianta originaria della Cina, produce i cosiddetti “arancini” o “mandarini cinesi”, buonissimi e dolci da mangiare con la buccia. Ha portamento compatto, rami esili e foglie piccole e scure. E’ uno degli agrumi più resistenti al gelo.
Citrus microcarpa
Avete mai visto un arancio perfetto, ma grande come un seme di ciliegia?
Arancello
Ingredienti
- 5 arance
- 500ml alcool a 90°
- 300gr zucchero
- 1 litro di acqua
Procedimento
1. Tagliare la buccia delle arance molto sottile, possibilmente solo la parte color arancio2.mettere le bucce nell'alcool e lasciar riposare per 15-20 giorni
3.bolllire l'acqua con lo zucchero per un minuto e lasciare raffreddare
4. filtrare l'alcool che contiene le bucce e unire allo sciroppo e farlo riposare per 2 giorni.
L'arte dello zucchero e l'arte del taglio....
Sulla portata ornamentale degli agrumi, pelati, tagliati a fette, sminuzzati, ovvero glassati e ancora istoriati, abbiamo, oltre ai libri di cucina, i manuali per il trinciante. Era tale ufficio consacrato alla forma dei cibi, vista sotto il punto di vista particolare del taglio, della porzione e dell’addobbo conseguente del piatto. Il trinciante eseguiva le sue operazioni nel corso del banchetto e operava sotto gli occhi dei commensali come un prestigiatore. Le «frutte» da sbucciare, svuotare, fra esse i bellissimi gli agrumi, in particolare quelli «per ornamento» che figuravano negli antipasti o accompagnavano gli arrosti. La perizia e il talento consistevano nell’ottenere con destrezza e rapidità forme singolari, cesellando le superfici in giochi d’intaglio e d’intarsio. Gli agrumi, trasportati spesso da lontano e oggetto di una delicata conservazione, venivano restituiti alla loro funzione primigenia di mitiche specie vegetali, grazie alla magia dell’artista, e offerti su quella tavola che, prima di una mensa, era l’orto delle delizie, il giardino delle Esperidi.
"Uno dei miei ricordi d'infanzia a Grenoble è il permesso di rimanere sveglio tardi, che ottenevo dopo la cena di Natale, con i genitori che mi sollecitavano a togliere gli agrumi dall'albero, per divorarli. Quindi, insieme a fratelli e sorelle, giocavamo con la buccia. Ci divertivamo a far schizzare le goccioline sulla fiamma di una candela: si vedeva un leggero crepitio, mentre gli oli volatilizzati si accendevano e scoppiavano infiammandosi (questo potrebbe essere stato uno dei primi segni della mia futura carriera di chimico)".
(Tratto da Pierre Laszlo, Storia degli agrumi: usi, culture e valori dei frutti più amati del mondo, Roma, Donzelli, 2006)
Pierre Laszlo, l'autore di questo saggio brioso e coinvolgente, ha definito la propria creazione letteraria come un avventuroso percorso esistenziale compiuto seguendo la "pista degli agrumi". Il lungo cammino, ricco di incontri emozionanti e di sorprendenti scoperte, intrapreso in giovane età - con il trasferimento dall'Europa in Brasile e quindi negli Stati Uniti - gli ha consentito di nutrire la propria anima con esperienze di vita straordinarie, studi scientifici e soprattutto contatti con civiltà e culture affascinanti e dissimili. I frutti dorati del Giardino delle Esperidi hanno infatti una storia complessa che l'autore percorre partendo da una lettera di omaggio da lui simbolicamente inviata a Han Yen-Chih, autore del testo "Il registro dell'arancia", la prima monografia di tutti i tempi sugli agrumi, alberi e frutti pubblicata in Cina nel nostro anno 1178. Tutte le specie di agrumi, diffusi oggi sulle nostre tavole, provengono infatti dall'India o dall'Estremo Oriente dove venivano coltivate fin dall'antichità. Successivamente anche se in epoche diverse si diffusero nel bacino del Mediterraneo. Gli antichi Romani conoscevano solo il cedro, menzionato da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia. L'arancio amaro e il limone raggiunsero l'Europa nel X secolo grazie agli arabi; l'arancio dolce fu importato dai portoghesi nel 1500; solo più tardi si diffusero i mandarini, le clementine (ibrido realizzato alla fine del 1800 dall'innesto del mandarino con l'arancio amaro), i pompelmi e altre specie meno note e diffuse. Grandi artisti e letterati menzionati da Laszlo - Goethe, Garcia Lorca, Van Gogh, Matisse - ci accompagnano durante il viaggio, affiancati da pionieri, uomini di scienza, imprenditori ma anche uomini senza nome. Il testo affronta temi come il mito, la simbologia, le coltivazioni, la produzione, punti di osservazione diversi ma complementari per esplorare l'universo degli agrumi, un luogo privilegiato di riflessioni e perlustrazioni geografiche alla ricerca dei nodi cruciali di accadimenti storici, conflitti sociali, rotte commerciali. Gli agrumi sono anche protagonisti di una serie di ricette, provenienti da tutto il mondo, che completano e arricchiscono la narrazione su "i frutti più amati del mondo".
I famosi antociani
Questi sono dei pigmenti naturali miracolosi che danno alle arance a polpa rossa tutto il loro colorito ed il loro sapore unico. Gli antociani, inoltre, sono antiossidanti che neutralizzano i radicali liberi responsabili dell'invecchiamento cellulare, svolgono altri svariati ruoli fisiologici, stimolano tutte le attività organiche e sono vere e proprie molecole del benessere e del buonumore.
La gioia di possedere un Giardino come quello delle Esperidi mi è data dai miei giardini del Zefiro (colline del Raffo), Palagonia, dove l’antica roccia vulcanica sedimentata in ere antiche si unisce all’azione perfetta e insuperabile del Sole.
Stanzone degli Agrumi
Costruita per volere del granduca Pietro Leopoldo tra il 1777 e il 1778 su progetto di Zanobi del Rosso, la Limonaia o Stanzone degli agrumi è uno degli edifici più caratteristici del Giardino di Boboli, arrivato a noi quasi intatto, grazie alla continuità d’uso che ne è stata fatta nei secoli. L’ambiente, infatti, è ancora adibito al ricovero delle collezioni di agrumi (circa cinquecento conche), molto apprezzati dai Medici, sia per le qualità terapeutiche e aromatiche del frutto, sia per la sua bellezza e singolarità. Ancora oggi vi si conservano varietà assai rare o addirittura uniche.
http://www.30fps.com/boboli/html/19limonIt.html